Insegnanti in vacanza: i luoghi comuni da sdoganare
Da giugno a settembre gli alunni sono in vacanza, ma la scuola non chiude. Cosa accade di preciso quando i ragazzi ripongono i quaderni dello zaino e suona l’ultima campanella dell’anno scolastico? L’abbiamo chiesto a chi nella scuola ci vive da 18 anni e le risposte hanno fatto chiarezza sui luoghi comuni che aleggiano intorno la vita dei docenti.
Quante volte è capitato di pensare a quanto siano “fortunati” gli insegnanti ad avere tre mesi di vacanza, a lavorare “mezza giornata” e poter avere tanto tempo a disposizione nel periodo della bella stagione.
Siamo sicuri che le nostre idee siano fondate sulla verità?
Per risolvere ogni dubbio, abbiamo posto delle domande a chi nella scuola ci insegna da un po’.
Grazia Tantalo, insegnante di lettere presso la scuola media dell’Istituto Comprensivo Giovanni Pascoli di Matera, ha risposto alle nostre domande, descrivendo la tipica estate di un professore.
- “Beata te che sei in vacanza tre mesi” una tipica esclamazione che ogni insegnante è obbligato a sentire quando arriva l’estate. Come risponde alle persone che, bonariamente, credono ciò?
Questa esclamazione mi fa sempre molto ridere, ma non nascondo che provoca anche un po’ di nervosismo. Comprendo bene che, chi non conosce le dinamiche scolastiche, può cadere facilmente in dei pregiudizi. Le lezioni terminano di solito la prima settimana di giugno, i ragazzi vanno in vacanza, ma noi insegnanti, appena suona l’ultima campanella, cominciamo a partecipare agli scrutini veri e propri, per lavorare sulle schede di valutazione, ossia le famose “pagelle” che tutti aspettano.
I pre-scrutini, però, cominciano già nel mese di maggio, con relazioni, incontri e riunioni dei consigli di classe.
Nel mese di giugno ci sono gli esami per la scuola media e superiore, ma chi non ha esami è obbligato a lavorare nei vari Dipartimenti disciplinari dove si programmano le attività per l’anno successivo: si tirano le somme dei mesi appena trascorsi, si esaminano i risultati dei vari test posti in essere alle classi durante l’anno scolastico e si cerca di comprendere le dinamiche per proporre un continuo miglioramento.
Inoltre, ogni anno si lavora sull’arrivo delle classi prime: tutti i moduli di iscrizione e i fascicoli degli alunni vengono studiati nel dettaglio per creare delle classi equilibrate, sia per genere che per livello di preparazione. Una volta creati i gruppi classe si procedere allo smistamento delle sezioni.
- Parlando dei gruppi classe, si pensa sempre che sia un accorpamento casuale. Ci può spiegare meglio le dinamiche?
Per ogni alunno che arriva in un istituto la scuola riceve dei fascicoli descrittivi. Noi insegnanti siamo tenuti a verificare il loro livello di preparazione al fine di creare delle classi eterogenee, quindi con tanti dieci, tanti nove ma anche altrettanti sei in modo che siano equilibrate e non creare, negli anni successivi, delle classi eccellenti e altre meno. Per quanto concerne i docenti, si cerca di creare dei consigli di classe efficienti mettendo insieme professori “severi” e altri più “empatici”. Non bisogna dimenticarsi che anche noi professori siamo delle persone e quindi uomini e donne con virtù e debolezze: creare un gruppo che unito funziona è fondamentale per fare al meglio il nostro lavoro.
- Cosa accade nella stesura dei programmi?
I “programmi” vecchio stile non esistono più, è una definizione molto vecchia. Adesso, all’inizio di ogni anno si fa una progettazione in cui si descrive sia il lavoro che sarà svolto in classe, sia l’acquisizione delle nozioni di base che per le soft skills, ossia le competenze trasversali che ci auguriamo raggiungano gli alunni. Tutte le nostre progettazioni si basano su queste due cardini: i ragazzi devono imparare, ma devono anche crescere come cittadini imparando ad agire in modo autonomo e sicuro nella società e nel futuro mondo lavorativo. Ogni progettazione è mirata al raggiungimento di obiettivi migliorativi identificati in una prima fase di analisi. Noi insegnanti dobbiamo essere delle vere e proprie guide nella crescita dei ragazzi che ci vengono affidati.
- Parlando di riforme: cosa dovete implementare di nuovo per il prossimo anno?
Quest’estate ci siamo dovuti mettere in linea con le nuove direttive ministeriali. Moltissime scuole hanno dovuto creare delle aule- laboratorio in cui i ragazzi vanno per imparare contemporaneamente sia le nozioni di base che quelle laboratoriali. La struttura dell’aula ferma viene completamente ribaltata: non sono più gli insegnanti a spostarsi tra le aule, ma sono le classi a raggiungere l’insegnante in un luogo adibito al meglio per l’insegnamento di una determinata materia.
L’idea per il futuro è di farlo per tutte le materie, superando la concezione di lezione classica. Con il tempo, il laboratorio sarà parte stessa della lezione.
- Un’ultima domanda sorge spontanea: quando sono veramente in vacanza gli insegnanti?
Le ferie “vere” dei docenti sono comprese tra l’ultima settimana di luglio e l’ultima di agosto. Il lavoro dell’insegnante è molto coinvolgente ed emotivamente impegnativo, quindi arriviamo a fine luglio veramente molto stanchi, esattamente come lo può essere un dipendente di qualsiasi altro lavoro.