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Che cos’è la guerra e come spiegarla ai bambini

Raccontare la realtà ai bambini può essere un compito molto arduo, bisogna essere sinceri e allo stesso tempo delicati. Perché ciò che fa paura anche gli adulti non deve essere omesso, ma trasmesso con parole giuste e immagini corrette.

I bambini sono soliti porre molte domande. Perché è rossa la mela? Perché abbaia il cane? Come mai la barca galleggia? Sono interrogativi che fanno parte della curiosità tipica di chi cresce e si affaccia al mondo con spirito critico.

Rispondere a dubbi di questo genere è cosa semplice e piacevole. Il genitore o chi per esso si pone in una condizione di “insegnante della vita,” introducendo il bambino alla realtà che lo circonda. Tuttavia, cosa accade quando le domande diventano più scomode? Quando la realtà da descrivere è oscura e fa paura?

Come si risponde alla domanda “Che cos’è la guerra e come spiegarla ai bambini?”

Abbiamo posto questa domanda alla Dott.ssa Flaminia Cappellano, Psicologa e Psicoterapeuta, Presidente APS (Pronto Soccorso per le Famiglie), e alla Dott.ssa Ilda Sabatino, Psicoterapeuta e mediatrice familiare APS.

L’Associazione è nata a luglio del 2018 grazie alla volontà di un team di psicologhe, avvocati e altre professionalità provenienti da vari settori della gestione aziendale, della comunicazione e del volontariato, ma da sempre impegnate nel sociale, per perseguire un obiettivo: assicurare un supporto psicologico e legale ai soggetti vulnerabili, come vittime di violenza, persone o comunità in svantaggio sociale e persone con disabilità.

Negli ultimi due anni, sono state assistite gratuitamente oltre 200 persone, offrendo loro circa 1600 ore di psicoterapia e consulenze legali, mentre 150 persone hanno partecipato a workshop psico-educazionali.

Spiegare le cose belle ai bambini è cosa facile, ma come ci si deve comportare quando le risposte che dobbiamo dare loro sono tutt’altro che felici? Come possiamo spiegare loro cosa sta accadendo nel mondo?

È fondamentale partire dalle loro emozioni, cercare di capire come si sentono e proporre loro una conversazione aperta su ciò che li turba. Questo li renderà più sicuri. E’ opportuno avere cautela ma non censurare le informazioni. E’ meglio quindi evitare di lasciare i bambini soli davanti alla televisione per ridurre per quanto possibile le occasioni in cui essi siano esposti a notizie e commenti degli eventi. L’obiettivo, in ogni caso, non è far sì che i bambini non sappiano che cosa accade, ma che le informazioni e soprattutto le immagini che ricevono non siano troppo angoscianti per poterle elaborare e che quindi i genitori possano svolgere una funzione di “filtro”.

Siate disponibili ad ascoltare i vostri figli: offrire degli spazi di ascolto può supportarli nella ridefinizione dell’evento, in quanto i bambini potrebbero avere una percezione della situazione differente rispetto alla realtà. Uno spazio di ascolto aiuta i bambini a dare una risposta alle domande che si pongono nonché a collocare in uno spazio e in un tempo definito i vissuti di preoccupazione correlati alle immagini di cui sono spettatori. Ascoltarli vi permetterà quindi di accogliere le loro paure e di rassicurarli con la vostra protezione. Siate comunque sempre disponibili ad accogliere i loro dubbi e domande.  

Qual è il linguaggio migliore da utilizzare?

Quando bisogna descrivere problematiche come la guerra, è fondamentale adattare il proprio linguaggio a quello dei bambini: quando si tratta un argomento o una problematica di questo tipo, bisogna adattare la comunicazione a seconda dell’età dell’interlocutore, nello specifico i contenuti della conversazione vanno adattati all’età del minore. Ad esempio, i bambini piccoli, potrebbero non comprendere il concetto di guerra, dunque, è meglio evitare di fornire troppi dettagli che potrebbe aumentare la loro ansia. Quelli più grandi, invece, possono essere più preoccupati in quanto ne comprendono maggiormente i rischi, pertanto, accogliere le loro paure si mostra come un utile rimedio.

Rassicurateli che gli adulti stanno lavorando per risolvere il problema: è importante veicolare messaggi in modo rassicurante, in quanto tendono ad emulare il vissuto dell’adulto significativo. Non possiamo evitare che i bambini entrino in contatto con gli aspetti più brutali della realtà; possiamo al contempo aiutarli a trasformare il dolore e l’angoscia che tale esposizione produce in empatia, compassione, impegno e giustizia. Per aiutare il bambino a tollerare ed elaborare la paura e l’angoscia legate a situazioni quali la guerra, le epidemie, le catastrofi naturali, la violenza, dobbiamo renderlo un partecipante attivo, nello specifico mostrargli che gli adulti hanno la capacità e l’impegno di fronteggiare quelle situazioni, senza subirle. Il modo in cui gli adulti ne parlano fra loro è già, di per sé, uno strumento educativo, per questo dobbiamo prestare attenzione a ciò che narriamo, e assumere noi stessi un atteggiamento attivo e non indifferente.

Offrite loro un modo pratico per contribuire a contrastare la guerra: i bambini possono rendersi protagonisti del processo di promozione della pace, partecipando alla raccolta di beni di prima necessità, realizzando disegni che invocano la pace o scrivendo lettere agli adulti coinvolti esprimendo le proprie richieste particolari. Sia nel contesto familiare che in quello scolastico è molto importante dare ascolto ai vissuti di ansia e paura, lasciando spazio alle loro domande. Potrebbe essere utile, per trattare l’argomento, creare una storia insieme o leggere un libro sul tema. Potrebbe, infine, essere utile il supporto di risorse multimediali per implementare attività di educazione alla pace.  

In questi anni difficili, tra pandemia e guerre, quali sono le conseguenze psicologiche su chi cresce in una realtà instabile?

Le conseguenze psicologiche degli eventi che ci hanno colpito negli ultimi anni saranno note soltanto nel lungo periodo, ma ad oggi possiamo lavorare affinché i bambini non subiscano importanti ripercussioni psicologiche. I bambini, come gli adulti, si trovano a vivere in un clima di preoccupazioni e tensioni, ed in questo contesto è fondamentale il ruolo della famiglia e di tutte le agenzie educative che quotidianamente si relazionano ai minori. Tali attori sociali hanno il compito di tranquillizzarli e di dare loro i pesi che sono in grado di sostenere. Non dobbiamo aver timore di raccontargli quello che sta succedendo, dobbiamo, però, trovare la chiave giusta per affrontare la realtà. Pronto Soccorso per le Famiglie offre la disponibilità a supportare genitori ed educatori nella ridefinizione del nuovo evento che la popolazione è chiamata a fronteggiare, offrendo sostegno psicologico per delineare strategie volte alla riduzione dello stress e alla promozione dell’auto-efficacia. Scopri tutti i progetti dell’Associazione Pronto Soccorso per le Famiglie APS, clicca sul link: https://www.prontosoccorsoperlefamiglieaps.it/