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CENTRO ANTIVIOLENZA LEGNAGO DONNA: LA TUA FORZA È CHIEDERE AIUTO

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne abbiamo intervistato la Dott.ssa Franca Consorte, Psicologa del Centro Antiviolenza Legnago Donna.

Il Centro Antiviolenza Legnago Donna è un servizio gratuito rivolto a tutte le donne e ai loro figli, indipendentemente da nazionalità, etnia, lingua, cultura, religione e situazione economica.

Realizzato con il contributo della Regione Veneto, è un punto di riferimento per le vittime di violenza domestica, in cui la donna trova accoglienza e presa in carico, garantendo la sua riservatezza.

Come funziona l’assistenza nei centri antiviolenza?

Le donne si rivolgono autonomamente al Centro di Legnago attraverso il numero telefonico (392 223 7670), la mail (legnagodonna@gmail.com) e i canali social. Nel momento in cui una donna chiede aiuto viene accolta telefonicamente da una volontaria la quale, a seconda della situazione in cui si trova la vittima, concorda un appuntamento con la psicologa. Se c’è un’emergenza più importante l’appuntamento avviene in presenza di un’avvocata.

Le volontarie che aiutano il Centro sono selezionate, viene infatti svolto un colloquio di preselezione perché è importante sapere la motivazione intrinseca della persona che vuole partecipare come volontaria, e formate per l’ascolto empatico.

Una volta fissato un appuntamento le donne accedono al luogo di incontro, che è un luogo ‘secretato’, in quanto non viene pubblicizzato l’indirizzo ma viene fornito alla donna solo il giorno dell’appuntamento, per preservare le vittime da eventuali inseguimenti del maltrattante e per tutelare le volontarie stesse.

Durante il colloquio con la psicologa cerchiamo di inquadrare il problema, tentando di capire la gravità della situazione, e se necessario organizziamo dei colloqui con l’avvocato che anche in questo caso è una donna. Il personale del Centro è tutto al femminile. Questo è un dicta del Centro Antiviolenza perché pensiamo che sia utile mettere a proprio agio la donna che si rivolge al centro.

Insieme a noi collabora anche un’assistente sociale che è un trait d’union importante con il territorio, perché ci aiuta a mettere in sicurezza la vittima, a trovarle una casa per la fuoriuscita, e ci coordina con i servizi del territorio.

Durante la pandemia sono aumentate le richieste d’aiuto da parte delle donne?

La vicinanza e la condivisione degli stessi spazi ha portato a un aumento di conflittualità, però questo non è vero, bisogna smentire il falso credo dell’aumento di richieste di aiuto durante l’emergenza da Covid-19, in quanto molte donne erano sorvegliate e quindi era difficile per loro telefonare e chiedere aiuto. Le telefonate ricevute erano soprattutto di donne già seguite che chiedevano consigli sulla gestione della situazione che stavano vivendo. I dati oggettivi di ingresso delle telefonate non corrispondono, non c’è mai stato un picco di telefonate. L’unica differenza è che abbiamo ricevuto più telefonate da qualche parente delle vittime.

Le donne che chiedono aiuto al Centro sono principalmente vittime di violenza fisica o di violenza psicologica?

Le due violenze non sono disgiunte. La maggior parte delle richieste di aiuto che arrivano al Centro, sono quelle in cui c’è stato un acuirsi del maltrattamento, che poi è sfociato dal conflitto pesante al maltrattamento fisico. Qualsiasi tipo di violenza che poi sfocia anche in violenza fisica nasce sempre in un quadro di violenza psicologica.

La violenza di genere nel 90% dei casi viene perpetuata all’interno delle mura domestiche.

La violenza psicologica ha un incipit più sottile che parte lentamente per arrivare a una curva molto più elevata, che è quella della sottomissione psicologica, ovvero far credere alla donna che soltanto il maltrattante le può voler bene intensamente come nessun altro lo potrà fare. Spesso le viene fatto credere che non è accettata dalla famiglia e che le persone che frequenta non sono in realtà adatte a lei. Da qui inizia un indottrinamento di isolamento dalla rete familiare e dalla rete amicale. Questo è utile all’uomo perché lentamente diventa l’unico possessore della donna.

Tra le attività del Centro Antiviolenza è prevista la formazione per le scuole?

Il Centro fa formazione alle scuole e alle forze dell’ordine. Inoltre, grazie a un progetto della Regione Veneto formiamo gli operatori del pronto soccorso, spiegando loro il funzionamento del Centro Antiviolenza.

Per ulteriori informazioni:https://www.comune.angiari.vr.it/notizie/362222/centro-antiviolenza-legnago-donna