Bullismo: subirlo oggi può plasmare il domani
Uno spintone, uno scherzo di cattivo gusto, l’isolamento, la derisione. Atti di bullismo che avvengono nelle scuole hanno un impatto catastrofico nella vita di chi li subisce. Comprendere in tempo le dinamiche della classe può salvare la vittima da una vita adulta infelice.
Siamo abituati ad immaginare il bullo o la bulla della scuola secondo degli schemi precisi: comanda la classe, deride i più deboli, provoca frustrazione e tristezza nelle sue vittime, spesso indifese. Uno stereotipo cinematografico che nelle migliori trame riesce a modificare sé stesso e a diventare amico della sua preda.
Nella vita reale non è così. Chi subisce bullismo molto spesso non riceve delle scuse, non trova confronto o supporto. Viene lasciato solo con il suo senso di inadeguatezza, imparando a sopravvivere sentendosi sempre “un pesciolino bianco”.
Vincenzo Vetere ha 28 anni, ha finito la scuola da un po’, ma non ha dimenticato ciò che è successo durante i suoi anni di formazione. Fonda così ACBS- Associazione Contro il Bullismo Scolastico, che conta sui social quasi 60 mila follower.
Insieme abbiamo parlato del bullismo in tutte le sue sfumature e di come un semplice gesto del presente può modificare per sempre il futuro di una persona.
- Cosa si intende per bullismo?
Per bullismo si intendono tutti quegli avvenimenti, ripetuti schematicamente, che avvengono tra ragazzi in un periodo di tempo circoscritto. Esistono tre caratteristiche fondamentali che determinano un atto di bullismo: l’intenzionalità, il/la bullo/a sono persone intelligenti che scelgono attentamente la propria vittima; la persistenza nel tempo, il bullo non si stanca, ma va avanti per periodi di tempo anche molto lunghi; assenza di simmetria nelle relazioni, gli atteggiamenti da bullo vengono sempre messi in atto con persone più deboli, mai con i pari.
- Bullismo e scuola: quali sono le dinamiche che accadono più spesso in un’aula?
Tralasciando le comuni prese in giro tra compagni di classe, un evento che accade spesso è la derisione. Quando l’alunno debole viene interrogato da un insegnante, ad esempio, l’intera classe lo sbeffeggia, lo deride, lo imita con delle caricature. Ciò che caratterizza la giornata scolastica di un ragazzo che subisce bullismo è la solitudine: nessuno con cui condividere la merenda durante l’intervallo, nessuno che lo saluta quando entra o esce dalla classe, nessuno che lo ascolta e gli fa capire che possono essere amici. La vittima è sempre l’ultima scelta nei gruppi e viene accusata di qualsiasi cosa non sia gradita dalla comunità classe. Chi subisce bullismo si sente un pesciolino bianco in una vasca di pesci rossi: fuori luogo e diverso.
- L’insegnante molto spesso non è totalmente cosciente delle dinamiche del gruppo. Quali sono i primi segnali a cui bisogna prestare attenzione?
Vi sono vari elementi che tante volte vengono sorvolati. Facciamo un esempio: un brutto voto non è solo il risultato di uno studio superficiale, può essere il frutto di un altro disagio, magari molto profondo. Bisogna prestare attenzione soprattutto agli eventi che richiedono la presenza attiva del gruppo classe, come la foto dell’annuario. La persona bullizzata è sempre distaccata con il proprio corpo dal gruppo, al massimo si mette vicino l’insegnante. Ma la cosa più importante che bisogna osservare con occhio critico è l’intervallo: il/la ragazzo/a resta seduto? Parla con qualcuno? Questi sono dei piccoli segnali che devono assolutamente essere presi in considerazione per intervenire in tempo.
- Famiglia: come la scuola può essere di supporto alla famiglia della vittima di bullismo?
L’unica cosa da fare per essere d’aiuto è segnalare in tempo. Troppo spesso i genitori scoprono ciò che sta subendo il proprio figlio/a solo durante i colloqui scuola-famiglia, non succede quasi mai che il confronto avvenga in altre circostanze. Se si riuscisse a segnalare in tempo anche un semplice sospetto si potrebbe fare la differenza. La comunicazione scuola-famiglia purtroppo è carente e ha bisogno di essere migliorata. Una cosa importantissima che voglio ricordare a tutti i genitori è che non devono vergognarsi se il proprio figlio/a è vittima di dinamiche malsane. Ancora oggi, purtroppo, persiste la tendenza di credere che subire il bullismo faccia fare “brutta figura” ai genitori della vittima, poiché, nel confronto con la famiglia del bullo, essi ne escono molto spesso sconfitti.
- Web e social, com’è cambiato il bullismo rispetto al passato?
Quando andavo a scuola il bullo lo riconoscevi subito, il cyberbullo di oggi, invece, si nasconde molto spesso dietro una falsa identità che ha creato online. Paradossalmente, ha la possibilità di essere nella vita reale il più secchione e timido in aula e contemporaneamente in rete il più minaccioso. Ciò che è cambiato negli anni è proprio l’uso del telefono, soprattutto dopo l’avvento degli smartphone. Molto spesso in associazione ci troviamo a fronteggiare anche atti di cyberbullismo in prima elementare, quando i bambini non sanno né leggere né scrivere, ma insultano gli altri tramite note vocali di WhatsApp. Manca essenzialmente l’educazione ad un uso consapevole del telefono e della tecnologia.
- Sul vostro sito parlate della legge 71/17. Di cosa si tratta? Potrebbe introdurre una migliore consapevolezza?
La legge 71/17 è stata fortemente voluta da Elena Ferrara, Senatrice della Repubblica. È una legge interessante perché ci permette di entrare nelle scuole e poter diffondere un messaggio, cosa che prima non era possibile. Secondo questo disegno di legge, le scuole, di tutti i gradi, sono obbligate a tenere corsi di formazione sulla tematica e educare almeno un insegnante alla gestione del bullismo scolastico che abbia l’obbligo di parlare del bullismo nell’istituto, oltre che diventare un punto di riferimento per i ragazzi. Inoltre, i soggetti al di sopra di 14 anni ora possono ricevere ammonimenti da parte del questore se condividono online foto senza consenso.
- Concentrandoci sulle vittime, cosa accade nella psiche di chi subisce bullismo?
Quando un soggetto subisce del bullismo sin dalla tenera età, quindi nel momento focale della formazione della personalità, diventerà un adulto estremamente insicuro perché nessuno ha mai creduto nelle sue potenzialità quando era necessario.
L’insicurezza è il frutto delle continue vessazioni subite a scuola quando parlava e nessuno lo ascoltava, cercava confronto e nessuno interagiva. Ciò che resta è proprio questo: un enorme senso di incertezza accompagnato da una scarsa autostima. È successo che siamo stati contattati da alcuni adulti che in gioventù non avevano mai raccontato a nessuno i propri patimenti. Tutti sostengono che nonostante siano passati venti, trenta, quaranta anni sentono ancora dentro di loro le sensazioni di quando erano bambini, presentando dei forti disagi relazionali dovuti alla scarsa autostima che li fa sentire sempre come dei ragazzini impauriti. Per questo gli anni della scuola devono essere il più sereni possibile, perché sono quelli che condizionano il futuro della tua vita di tutti noi.
Per maggiori informazioni visita la pagina dell’associazione:
https://www.acbsnoalbullismo.it/
Segui Vincenzo e la sua associazione sui social:
https://www.instagram.com/acbs_contro_il_bullismo/https://www.instagram.com/vincenzo.vetere_acbs/