Affrontare la violenza con determinazione: Differenza Donna e il suo impegno per le donne con disabilità
Empowerment femminile e solidarietà. Dal 1989, Differenza Donna è contro la violenza maschile contro le donne, sostenendo donne italiane, migranti e con disabilità attraverso la collaborazione con centri antiviolenza e case rifugio
Nel tessuto della società persiste un’ombra oscura che affligge molte donne, trasformando la loro esistenza in un costante confronto con la paura e l’oppressione: la violenza di genere.
Attraverso la testimonianza di Rosalba Taddeini, responsabile dell’Osservatorio nazionale contro la violenza alle donne con disabilità di Differenza Donna, associazione italiana che da decenni combatte la violenza di genere e promuove l’emancipazione femminile, entriamo in contatto con una sfumatura quasi sconosciuta della violenza, quella che viene esercitata sulle donne disabili.
Come è nata “Differenza Donna” e qual è la mission?
Siamo figlie dei movimenti a favore delle donne nati negli anni ’70-’80. Nasciamo nel 1989 come associazione contro la violenza sulle donne al fine di contrastare e combattere la violenza maschile. Ci siamo accorte, in quel periodo, che la violenza nasce dalla discrepanza tra poteri diversi e oppressioni nei contesti di vita quotidiana. Molte sono le donne italiane che subiscono violenza, ma altrettante sono le donne migranti, legate alle figure maschili delle proprie famiglie, anche per motivazioni puramente burocratiche. Il nostro obiettivo è quello di riprogettare l’empowerment femminile, affinché le donne non debbano più essere assoggettate. Il nostro lavoro avviene attraverso la gestione dei centri antiviolenza e delle case rifugio, tenendo conto della storia e del background personale di ogni donna che chiede il nostro supporto.
Tra le attività dell’associazione, prestate particolarmente attenzione alla violenza subita da donne con disabilità. Oggi risulta, però, complesso identificare la disabilità in quanto tale. Ci può dare delle delucidazioni al riguardo?
Noi siamo un’associazione nata per supportare tutte le donne, quindi anche coloro che sono considerate disabili. Naturalmente gli approcci alla disabilità sono diversi: ci sono le linee guida dell’OMS, la valutazione del quoziente intellettivo, l’analisi delle funzionalità generali della persona. Noi ci orientiamo su un modello che si basa sulle persone, su uno schema che non prende in considerazione solo i referti inerenti alla salute, ma anche sulle effettive difficoltà che una donna può/o non può avere nel vivere il proprio quotidiano. Ci siamo accorte, negli anni passati, come le donne con disabilità fossero esulate da tutti gli iter per i centri di accoglienza e le case rifugio. Ad esempio, se ti interfacci con associazioni che si occupano della tematica, molto spesso ti rispondono che non possono prendere in carico casi specifici perché magari non hanno la rampa per la carrozzina. Questo approccio fa perdere il focus sul fatto che la disabilità, molto spesso, può essere anche cognitiva o psichiatrica. Noi accogliamo tutte senza discriminazione e ci siamo rese conto che, fortunatamente, molte donne lo sanno che siamo qui per questo.
Come associazione, Differenza Donna ha messo in atto delle ricerche e dei progetti. Può introdurci ai vostri studi?
Nel 2008 fondiamo l’associazione FRIDA, questo nome è stato dato proprio per identificare tutte le donne che hanno difficoltà nel corpo e nella mente, come le aveva appunto il personaggio storico di Frida: donna discriminata per la propria disabilità, sessualità e per la sua nazionalità. Volevamo che un’icona femminile potesse racchiudere i diversi aspetti del nostro lavoro. Con questa prima associazione ci siamo subito occupate di donne con disabilità, per tale motivo abbiamo chiesto, al tempo, un fondo per svolgere una ricerca e ci sono stati donati 48.000 euro per sviluppare un progetto pilota sulle donne con disabilità incentrato sullo studio dei pregiudizi e degli stereotipi. Raccogliendo i dati, ci siamo accorte che nell’accoglienza delle donne con disabilità c’erano tanti aspetti che non venivano presi in considerazione, ad esempio la sessualità: molte donne disabili che si sono rivolte a noi venivano sfruttate, incentivate alla prostituzione e vittime di violenze di genere molto forti.
Nel 2012 alcune socie hanno avviato una ricerca sul campo chiamata AURORA: l’obiettivo è stato considerare il punto di vista dei Care-givers rispetto alle discriminazioni multiple e la violenza subita.
Nel 2013 abbiamo ufficialmente lanciato i risultati della nostra ricerca e nel 2018 l’Associazione comincia, invece, il progetto V.E.R.A – VIOLENZA EMERGENZA, RICONOSCIMENTO E SENSIBILIZZAZIONE in collaborazione con FISH – Federazione italiana per il superamento dell’handicap. Sempre nel 2018 abbiamo risposto ai quesiti della Special Rapporteur dell’ONU sulla salute riproduttiva e sessuale delle donne con disabilità in Italia che poi sono stati presentati alla 72esima Assemblea dell’ONU.
E nel 2019 siamo state convocate a Taiwan al Congresso Internazionale dei Centri Antiviolenza e Case Rifugio come speaker.
Sportello itinerante, portare aiuto direttamente a chi ne ha bisogno. Quali sono state le richieste?
L’esperienza dello sportello itinerante è sempre bellissima, supera tutti i pregiudizi e le difficoltà. Come sportello, oltre a dare aiuto a chiunque ci chiami per un supporto, attuiamo anche corsi di formazione e Focus Group a cui è possibile partecipare liberamente, anche se non si è vittima di violenze. Diamo delle linee di orientamento rispetto a ciò che significa realmente violenza e il 97% delle donne che partecipa ai nostri incontri poi si accorge di essere, o esser stata, vittima di violenza di genere nella propria vita. Facciamo formazione, diamo supporto, ma soprattutto arriviamo in sostegno di tutte quelle donne che per diversi motivi non si possono muovere o non sono autonome.
Come deve fare una donna per entrare in contatto con voi?
Basta chiamare il 1522, noi rispondiamo e la introduciamo nel percorso specifico. Il nostro lavoro consiste nel fare da tramite tra la vittima e il centro antiviolenza, che a sua volta si riferisce alle forze dell’ordine e ai servizi sociali, si crea così una rete importantissima affinché la vittima abbia la miglior accoglienza possibile.
Per avere maggiori informazioni sul lavoro di Differenza Donna, visita il sito: https://www.differenzadonna.org/