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Educazione sessuale in Italia: un dialogo per sfatare tabù e contrastare rischi

In Italia il silenzio sull’educazione sessuale persiste, alimentando la mancanza di dialogo tra genitori e figli. Mentre il dibattito politico riflette resistenze culturali, la crescente esposizione dei giovani alla pornografia online solleva preoccupazioni

Parlare di sessualità con i figli è ancora molto difficile: un tabù che spesso le famiglie non riescono a superare, lasciando i giovani e gli adolescenti soli nella ricerca. Reperire nel web informazioni “fai da te” ha come valore aggiunto la possibilità di trovare comunità a sé affini, di esplorare i diversi aspetti del desiderio e di scoprirne le sfaccettature. Non insegna però, l’amore, l’affetto. Educazione sessuale ed educazione affettiva sono due elementi che vanno a braccetto, e in qualità di binomio devono essere trasmessi da figure di riferimento, come genitori e insegnanti, ma anche adeguatamente preparate, per poter rispondere a domande “scomode” e saper riconoscere campanelli di allarme. Eppure, il tabù non accenna a cadere, nonostante la crescente richiesta dei ragazzi e i casi di cronaca sconcertanti. Ne abbiamo parlato con  Alessandra Graziottin, responsabile del Centro di Ginecologia e Sessuologia medica del San Raffaele Resnati a Milanoe fondatrice della Fondazione Graziottin per la cura del dolore nella donna (Alessandra Graziottin Foundation for the cure and care of women)*.

Sono molti gli studenti europei ed extraeuropei abituati a programmi di educazione affettiva e sessuale nei propri percorsi scolastici. Perché in Italia non avviene?

Il principale motivo risiede in un fattore culturale: parlare di emozioni, di relazioni affettive e, soprattutto, sessuali, resta ancora un tabù nella nostra società. Ma non solo: è altrettanto un fattore politico, basti pensare alla grande discussione che da anni accompagna i palazzi istituzionali italiani, con continui schieramenti favorevoli o contrari all’introduzione di determinati programmi educativi.

Proprio su questo, la deputata Stefania Ascari, nel suo emendamento a favore dell’alfabetismo sessuale, ha voluto sottolineare che le maggiori resistenze si trovino nell’idea che spetti alla famiglia il primato educativo, cosa che va di pari passo con la convinzione che discutere di sessualità induca gli studenti a praticarla precocemente. Dovremmo aspettarci che questo avvenga tra le mura di casa?

Dovremmo sperarlo, ma non crederlo. Secondo alcuni dati, più del 50% degli adolescenti non parla con la famiglia di tematiche quali sessualità o malattie sessualmente trasmissibili (MST). Dietro a questa scelta si possono nascondere vari motivi, primo tra tutti il meccanismo emotivo difensivo degli adulti verso i propri figli, che può nascere proprio dall’idea sbagliata che parlarne induca il giovane a praticare precocemente. È passato però più di un decennio dallo studio del Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite che indicava come i programmi di educazione sessuale ritardano l’età del primo rapporto.

Il silenzio educativo di scuola e famiglia costringe gli adolescenti a informarsi attraverso metodi alternativi, che spesso corrispondono all’accesso alla rete. Come ho affermato in passato “internet è un supermercato del sesso”, è accessibile e gratuito e riesce a rispondere ai dubbi che naturalmente sorgono nel giovane.

Questo quali rischi comporta?

Che il giovane assume come normalità quello che viene trasmesso sulle piattaforme social e, soprattutto, nella pornografia. In questo si genera il controsenso: le famiglie non vogliono indurre il figlio alla precocità del primo rapporto, ma esiste una relazione diretta fra uso di pornografia ed età in cui si entra in contatto con il sesso (che, ad oggi, avviene generalmente prima dei 16 anni).

Questo, inoltre, non è il solo rischio: attraverso la pornografia, la promiscuità sembra solo un gioco nel quale non è possibile incorrere in pericoli. In nessun video viene riportato l’uso di profilattici, non viene dunque percepita la possibilità di gravidanze indesiderate e di MST.

Il problema si amplifica quanto più giovane è l’adolescente, perché lui stesso crescerà con questi modelli di riferimento, con stimoli erotici sempre più potenti e la formazione di una sessualità che spesso chiamo “grigia” per l’assenza di un reale coinvolgimento affettivo.

Il problema può, inoltre, provocare il rischio di comportamenti aggressivi e violenti.

L’analfabetismo affettivo può tradursi anche in mancanza di empatia: mi piace ricordare che non si farebbe del male se avessimo la capacità di immedesimarci nella potenziale vittima. Ciò ha visto accrescere il rischio di abuso sulla donna, che nella pornografia viene spesso rappresentata come oggetto sessuale e del desiderio dell’uomo. Inoltre, più sono precoci l’età e le ore spese sui siti pornografici, maggiore sarà la probabilità di assumere comportamenti sessualmente aggressivi e contesti di sottomissione e umiliazione verso l’altra persona.

Il problema viene riscontrato anche nel genere femminile: l’analfabetismo sentimentale cresce anche tra le ragazze, spingendole a un uso del corpo precoce e promiscuo. La pornografia, inoltre, può indirizzarla a un’idea del sesso sbagliato, dove l’uomo risulta al centro. Inoltre, alcuni studi mostrano come l’uso della pornografia aumenti di più il rischio di MTS nelle ragazze, perché il sesso non protetto aumenta anche gli squilibri nel microbiota vaginale e vulvare, con proliferazione di germi patogeni.

L’introduzione dell’educazione sessuale nei programmi scolastici potrebbe realmente cambiare le cose?

Sarebbe un enorme passo in avanti per il nostro Paese. Sessualità e affettività accompagnano la trasformazione del corpo e la curiosità dell’adolescente: aprire un dialogo con loro, mostrandogli rischi e benefici delle relazioni, potrebbe aiutarli a conoscere una realtà diversa da quella mostrata dai siti pornografici. Oltre a questo, è necessario coltivare la capacità di provare emozioni profonde fina da piccoli attraverso la famiglia: non dobbiamo dimenticare che la frustrazione e la noia che derivano da un sesso privo di sentimenti aumentano il bisogno di “accendersi” con alcol e droghe, in crescita esponenziale soprattutto fra i giovani.

*Il curriculum professionale medico e giornalistico della Professoressa Graziottin è disponibile sul sito www.alessandragraziottin.it, in versione breve e dettagliata, secondo il formato europe.