Il gioco guida la scoperta

Quello che è importante è anche interessante. Ma presentarlo come gioco aiuta a farlo capire. Time4child lancia La Casa T4C: la porta di ingresso all’evento11-15 novembre 2021

Fare il proprio ingresso a Time4Child sarà come entrare nella casa di una famiglia. L’evento offrirà ai più giovani una porta di accesso guidata dal gioco per introdurre e incuriosire sui grandi temi che faranno la differenza nelle loro vite: Cibo, Mente, Salute, Sostenibilità e Diritti.

Ecco gli ingredienti del Futuro.

E sarà proprio Mamma Futuro ad aprire la porta della Casa Time4Child introducendo i cinque grandi temi con i quali i giovani visitatori potranno iniziare a giocare.

‘Quiz’, ‘ruote della riscoperta’, ‘abbinamenti’, ‘completa la frase’ e altre formule ludiche saranno lo strumento per trasmettere sapere e far crescere curiosità.

Così, argomenti importanti verranno trasmessi con facilità, suscitando il desiderio di scoprire qualcosa in più.

Appuntamento, quindi, tra l’11 e il 15 novembre 2021 per partecipare a questa e a tante altre iniziative interattive che faranno incontrare studenti e studentesse con uomini e donne che hanno una storia da raccontare e un nuovo orizzonte da aprire nel mondo della ricerca, del lavoro e dell’impegno civile.

Il Pavimento Pelvico: come recuperare dopo il parto

In un precedente articolo abbiamo già avuto modo di parlare del “pavimento pelvico”, quell’insieme di muscoli e legamenti che chiudono, nella parte inferiore, la cavità addominale.

La sua funzione è quella di sostenere tutti gli organi pelvici: utero, vescica, uretra, retto e vagina, potenziando anche la capacità sfinteriale .

La cura di questa zona del corpo non va trascurata, né durante la gravidanza, né tantomeno nel post partum. In particolare durante il puerperio, ovvero il periodo tra il parto e il ritorno delle strutture materne alla condizione pre-gravidanza, che dura circa sei settimane. Si tratta di un momento importante e delicato per la neomamma, sia dal punto di vista fisico che psicologico, visti i cambiamenti che subisce il corpo e le grandi emozioni che si vivono.

Durante questo periodo, il pavimento pelvico è una zona del corpo che risulta ancora debole, proprio a causa della gravidanza e del parto stesso, per via delle forze di pressione e di trazione che ha subito (indipendentemente che il parto sia stato naturale o tramite taglio cesareo).

È, quindi, importante evitare gli sforzi che aumentano la pressione addominale per non sollecitare eccessivamente il pavimento pelvico.

“Già dall’immediato post parto si può valutare la salute perineale — spiega la dott.ssa Tania Albertin, ostetrica

alcuni dei sintomi più comuni e sottovalutati di una disfunzione del pavimento pelvico sono la perdita di gocce di urina, l’urgenza di dover andare in bagno, la sensazione di “apertura vaginale”, la difficoltà nel riprendere i rapporti sessuali, l’insorgenza di emorroidi e la stipsi. Visto l’impatto di questi fastidi sulla quotidianità, risolverli significa migliorare la qualità della vita presente e futura della mamma — consiglia l’esperta —. In base alla specifica situazione di ogni donna, è possibile intraprendere percorsi individuali e/o di gruppo per la riabilitazione del pavimento pelvico, in modo da recuperare il benessere di questa parte del corpo. Inoltre, se si decide di riprendere l’attività fisica dopo il parto, è importante conoscere lo stato di salute del nostro pavimento pelvico e affidarsi a un professionista che ci possa aiutare a seguire un percorso di recupero che conduca gradualmente e secondo le singole esigenze al tipo di sport o attività che si desidera tornare o iniziare a praticare” conclude la dottoressa Albertin.

Valentina Paravia

Il Pavimento Pelvico: come recuperare dopo il parto

In un precedente articolo abbiamo già avuto modo di parlare del “pavimento pelvico”, quell’insieme di muscoli e legamenti che chiudono, nella parte inferiore, la cavità addominale.

La sua funzione è quella di sostenere tutti gli organi pelvici: utero, vescica, uretra, retto e vagina, potenziando anche la capacità sfinteriale .

La cura di questa zona del corpo non va trascurata, né durante la gravidanza, né tantomeno nel post partum. In particolare durante il puerperio, ovvero il periodo tra il parto e il ritorno delle strutture materne alla condizione pre-gravidanza, che dura circa sei settimane. Si tratta di un momento importante e delicato per la neomamma, sia dal punto di vista fisico che psicologico, visti i cambiamenti che subisce il corpo e le grandi emozioni che si vivono.

Durante questo periodo, il pavimento pelvico è una zona del corpo che risulta ancora debole, proprio a causa della gravidanza e del parto stesso, per via delle forze di pressione e di trazione che ha subito (indipendentemente che il parto sia stato naturale o tramite taglio cesareo).

È, quindi, importante evitare gli sforzi che aumentano la pressione addominale per non sollecitare eccessivamente il pavimento pelvico.

“Già dall’immediato post parto si può valutare la salute perineale — spiega la dott.ssa Tania Albertin, ostetrica

alcuni dei sintomi più comuni e sottovalutati di una disfunzione del pavimento pelvico sono la perdita di gocce di urina, l’urgenza di dover andare in bagno, la sensazione di “apertura vaginale”, la difficoltà nel riprendere i rapporti sessuali, l’insorgenza di emorroidi e la stipsi. Visto l’impatto di questi fastidi sulla quotidianità, risolverli significa migliorare la qualità della vita presente e futura della mamma — consiglia l’esperta —. In base alla specifica situazione di ogni donna, è possibile intraprendere percorsi individuali e/o di gruppo per la riabilitazione del pavimento pelvico, in modo da recuperare il benessere di questa parte del corpo. Inoltre, se si decide di riprendere l’attività fisica dopo il parto, è importante conoscere lo stato di salute del nostro pavimento pelvico e affidarsi a un professionista che ci possa aiutare a seguire un percorso di recupero che conduca gradualmente e secondo le singole esigenze al tipo di sport o attività che si desidera tornare o iniziare a praticare” conclude la dottoressa Albertin.

Valentina Paravia

Sono 3000 le specie aliene in Italia!

Come trattarle?

Dal gambero killer alla zanzara tigre, il 15 per cento delle specie alloctone si è radicato sul nostro territorio, divenendo una delle principali minacce alla biodiversità. Intervista a Ernesto Azzurro, biologo marino dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (CNR-IRBIM), esperto di specie aliene e cambiamenti della biodiversità marina mediterranea.

Specie aliene: quale è la situazione in Italia?

Secondo la Banca Dati Nazionale delle specie alloctone, In Italia sarebbero presenti più di 3000 specie aliene, introdotte spesso volontariamente, di cui oltre il 15% invasive.

Sono più interessate le aree marine o quelle terrestri?

Se confrontiamo i numeri, in Italia ci sono molte più specie aliene terrestri che marine. Per queste ultime, studi recenti fanno salire il numero a 265 specie, quasi il doppio di quanto registrato venti anni fa. Molte di queste specie arrivano attraverso il canale di Suez: ben 186 specie aliene sono arrivate in Italia attraverso questa direttrice.  Il numero dei nuovi arrivi è, comunque, in continuo aumento ed alcune specie sviluppano popolazioni invasive con svariati impatti ecologici e socioeconomici.

Quali sono le principali specie aliene in Italia?

Spesso si sente parlare di gambero killer, scoiattolo grigio, tartaruga americana, zanzara tigre. L’elenco di specie invasive presenti nel nostro paese è molto lungo. L’ISSG, ovvero il gruppo di studio sulle specie invasive della IUCN, l’Unione internazionale per la conservazione della natura, ha elencato 100 tra le peggiori specie alloctone invasive del mondo.  Molte di queste specie sono presenti sul nostro territorio. Per quelle che sono le specie marine, possiamo indicare alghe come la Caulerpa, il granchio blu americano, i pesci coniglio. Molte specie invasive marine possono essere utilizzate per fini alimentari, alcune di loro sono già in commercio in molti paesi del Mediterraneo e questo è certamente un vantaggio per la gestione della problematica. 

Quale sono le principali vie e cause di ‘invasione’?

Iniziando dalle cause delle invasioni, queste sono riconducibili interamente al comportamento nostra specie. Nello stesso momento in cui leggiamo questo articolo, migliaia di specie stanno viaggiando in tutte le parti del mondo. Le trasportiamo con le navi, gli aerei, inavvertitamente insieme alle merci o di proposito per fini economici. Stiamo, di fatto, rimescolando le specie del globo, una dinamica descritta con il termine di omogenizzazione biotica e che va di pari passo con la globalizzazione economica e culturale. Questo vuol dire che alcune specie, quelle invasive, hanno un grande successo a scapito di altre che aumentano enormemente le loro probabilità di estinzione. Le specie invasive sono oggi riconosciute come una problematica globale ed una delle principali cause della perdita della biodiversità.

L’esempio australiano è paradigmatico: sterminio e conservazione sono necessari / possibili anche in Italia?

Non utilizzerei la parola ‘sterminio’, piuttosto di eradicazione quando questo è possibile. Ad ogni modo l’obiettivo è lo stesso, ovvero quello di eliminare completamente una popolazione risolvendo, così, il problema. Questa pratica viene utilizzata frequentemente negli ambienti terrestri con le dovute cautele. Invece, per quanto riguarda gli ambienti marini, l’ eradicazione è molto difficile, direi impossibile nella maggior parte dei casi. Quando una specie si insedia in una vasta area di mare, l’unico rimedio è quello del controllo e di una buona gestione della problematica.

Quando parliamo di conservazione, ci rivolgiamo alla preservazione di un equilibrio che è il prodotto, a sua volta, di migrazioni. È possibile immaginare di “gestire” il cambiamento invece di contrastarlo?

Per rispondere adeguatamente farei una distinzione iniziale. Possiamo, infatti, trovarci nella condizione di un’invasione molto recente, allora potremmo essere in tempo per agire in modo efficace, ma dobbiamo sbrigarci. Questo è un principio classico della lotta alle invasioni, l’ EDRR, ovvero Early Detection and Rapid Response. In altri casi (quasi sempre negli ambienti marini), il problema non può essere risolto alla radice e così le possibilità che abbiamo sono la mitigazione degli impatti e l’adattamento. La ricerca ha moltissimo da fare in questo campo, ad esempio per cercare nuove possibilità di utilizzo di queste specie come fonte di proteine, di biomolecole attive, di biomassa e, nei casi più fortunati, si riesce a trasformare una problematica ambientale in una nuova opportunità.

Ready4Future

 L’Associazione Women&Tech, la cui mission è valorizzare il talento femminile nella tecnologia, nell’innovazione e nella ricerca scientifica, dall’11 al 15 novembre parteciperà a Time4child – Feed the Future. Il loro contributo, però, parte da qui: l’Associazione ci parla dell’approccio olistico e della capacità di visione necessari per formare i giovani ai lavori del futuro

Secondo il report Skills Outlook 2021 dell’OCSE, il processo “formazione-lavoro-pensione” è da considerarsi quanto mai obsoleto. I megatrend che caratterizzano il mercato del lavoro post pandemia determinano la rapida obsolescenza di molte competenze e conoscenze, aprendo a ruoli professionali “nuovi”, quelli che presto saranno maggiormente richiesti.

In questo scenario segnato da profonde trasformazioni, partire dai mestieri significa guardare a quello che sarà, tracciare con chiarezza i bisogni occupazionali del futuro, e guidare i più giovani verso una piena conoscenza delle professioni a cui potrebbero affacciarsi da adulti. Un’inversione rivoluzionaria del classico processo “formazione -> lavoro”, secondo una rotta che Gianna Martinengo, fondatrice di Women&Tech – Associazione Donne e Tecnologie, aveva individuato e tracciato ben dodici anni fa: “I giovani devono potersi trovare di fronte a proposte formative che guardano al domani. Dirigerci verso una formazione orientata a far acquisire competenze chiave per il futuro significa offrire a tutti i ragazzi la possibilità di accedere a professioni di rilievo, oltre che preparare risorse in grado di trainare l’innovazione”.

Nel perseguire questa missione Gianna Martinengo, all’interno dell’Associazione, delinea nel 2009 Ready4Future, progetto d’innovazione sociale per guidare le nuove generazioni tra le professioni e i mestieri del futuro. Un’idea che oggi, nel 2021, risulta più che mai attuale, promuovendo una visione olistica dei processi di apprendimento, in cui saperi umanistici e saperi tecnico-scientifici si integrano e arricchiscono a vicenda. Proponendosi come strumento di orientamento al lavoro e alla formazione, Ready4Future desidera creare una piattaforma web a disposizione dei più giovani, dove stringere relazioni e fruire di proposte educative attentamente selezionate da una redazione di esperti: professionisti che, partendo dalla loro esperienza sul campo, condividono le indicazioni fondamentali per comprendere le professioni del domani.

Inoltre, il progetto prevede moltissimi appuntamenti “in presenza”: eventi fondati sul confronto e il dialogo (i FutureCamp Day); alternanza scuola/lavoro (OrientaCamp); visite guidate ad aziende innovative o centri di ricerca (OpenSees); laboratori di robotica e coding (TechLab).

Come racconta Gianna Martinengo: “Con il nostro progetto, vogliamo far conoscere le nuove opportunità offerte dal mondo del lavoro, suscitare nei giovani delle vocazioni e degli interessi, aprire il loro sguardo a una visione integrata delle discipline di studio. La nostra Associazione è stata la prima, in Italia, a promuovere il passaggio da STEM a STEAM: la A sta ad indicare le scienze umanistiche, inserite nel cuore di quelle tecnico-scientifiche. Non a caso, i settori che offrono maggiori opportunità di sviluppo si articolano in chiave multidisciplinare: le tecnologie digitali (come AI, robotica, video games, realtà virtuale, aumentata, 3D, blockchain, machine learning, digital twins, big data analysis, Internet of things, quantum computing) le bio tecnologie (come la bioinformatica, la bioelettronica, le biotecnologie industriali , della salute , dell’ambiente, le neurotecnologie), i nuovi materiali (come i nanomateriali, l’e-textile, gli smart materials, flexible electronics, fotonica), energia e ambiente (carburanti biologici, tecnologie dell’Idrogeno, bioplastiche, smart grids , energia solare)”.

Ready4Future non si rivolge soltanto ai più giovani, ma anche a tutti quegli attori sociali e affettivi che li sostengono e li consigliano: docenti, genitori, la famiglia in generale e il mondo del lavoro (aziende, enti pubblici, sindacati, terzo settore). L’obiettivo finale è quello di edificare un luogo fisico e virtuale, globale e locale, in cui gli attori coinvolti dal progetto possano incontrarsi, conoscersi e scambiarsi informazioni preziose. Uno spazio accogliente e inclusivo, dove entrare in contatto per creare valore, guardando al futuro con proattività e consapevolezza.

Women&Tech – Associazioni Donne e Tecnologie

L’auditorium di Time4child

“Feed the Future” è live!

L’edificio virtuale della Lobby al centro dell’edizione 2021 con webinar in diretta

Sarà l’auditorium uno degli ambienti principali della Lobby, lo spazio a forma di città pensato per introdurre studenti e studentesse, genitori e insegnanti in “Feed The Future”.

In programma dall’11 al 15 novembre 2021, l’evento Time4Child sarà fruibile attraverso una piattaforma online che consentirà di vivere live un’esperienza significativa di crescita e consapevolezza in vista di scelte di vita, studio e lavoro.

Cliccando sull’icona dell’auditorium, gli utenti potranno assistere in diretta a tutti gli eventi di “Feed The Future”. I vari webinar, della durata massima di 40 minuti, verranno selezionati e seguiti dalle scuole sulla base di un programma fornito loro in precedenza allo scopo di sviluppare un tema specifico durante tutto l’anno.

Istituzioni, ministri, scienziati, accademici, associazioni, personalità dello spettacolo e della comunicazione, ricercatori: saranno queste le voci che popoleranno l’edificio e attraverso storie, testimonianze e punti di vista guideranno il pubblico in un percorso collettivo di riflessione e confronto.

Cinque invece i pillars dai quali verranno estratti gli argomenti: cibo, mente, salute, sostenibilità, diritti. Dalla biochimica alla alimentazione durante il covid, dalla tecnologia alla politica e alla parità di genere, dai nuovi lavori alla bellezza, fino all’intelligenza emotiva, si affronteranno i temi legati al futuro delle nuove generazioni.

Prendi posto in auditorium e partecipa al nostro “Feed The Future”, dall’11 al 15 novembre 2021.

Ti aspettiamo!

Continua a seguirci e proponici la tua esperienza come partner, sponsor o testimonial.

Puoi far parte anche tu di questo viaggio, scrivendo a info@time4child.com oppure chiamando il numero verde 800178717.

Dall’11 al 15 novembre nutriamo insieme la società!

Estate 2021 serena? Possibile, ma non abbassiamo l’attenzione, nemmeno se vaccinati

L’immunologo e allergologo Mauro Minelli ricorda che il Covid purtroppo non va in vacanza. Ma il modo di vivere le ferie, anche con i propri bambini, con più serenità c’è!

L’estate 2021 è finalmente arrivata, ma ha non portato via il virus del Covid. Che siano in montagna, al mare, in città con gli amici o la famiglia, queste ferie non sono una vacanza dalle misure di protezione e sicurezza a cui siamo abituati. Time4child ne ha parlato con il dott. Mauro Minellimedico specialista in allergologia e immunologia clinica e coordinatore della sezione meridionale della Fondazione italiana medicina personalizzata, per ricordare a tutti voi qualche importante accorgimento per cercare di vivere queste meritate vacanze con gioia ma sempre con la testa sulle spalle

Quanta paura bisogna avere di queste nuove varianti Covid in circolazione?

SARS Cov-2 purtroppo non intende uscire di scena. Il suo ultimo jolly si chiama variante Delta e altre sembrano venire a ruota. Della “Delta” sappiamo essere una mutazione almeno 60 volte più contagiosa del progenitore di Wuhan e sta, per questo, generando disagi non da poco a partire da chi pensava di averla fatta franca, sentendosi talmente tanto più forte del virus mutato da mescolarsi, per esempio, a cuor leggero in riunioni e assembramenti variamente assortiti da etnie alquanto eterogenee. E’ accaduto ed è documentato.

Vero, c’è il vaccino… e meno male. Tutti sappiamo, sulla base di solide fondamenta scientifiche, che i vaccini funzionano, che chi ha ricevuto la seconda dose sarà certamente più al sicuro e che, in costanza di stagione estiva, non dovremmo subire particolari pressioni da parte dell’epidemia per una comprovata associazione della protezione immunologica vaccino-indotta con l’azione protettiva del sole (e non del caldo). Certamente sfrutteremo questi mesi per completare la vaccinazione su tutta la popolazione, pur sapendo di una possibile e tuttavia limitata capacità del mutante di aggirare i vaccini, ma per questo – o anche per questo – non possiamo dismettere il senso di responsabilità civica e di consapevolezza di un pericolo latente che pure ci ha caratterizzato nei mesi appena trascorsi e che, insieme alla campagna di vaccinazione ci ha consentito di raggiungere risultati che nelle scorse settimane sembravano averci rassicurato.

Vaccinati sì, ma comunque con attenzione. Come passare una estate il più possibile sereni?

Le misure di prevenzione anti-Covid non possono, né devono affievolirsi fino a perdersi nella diffusa convinzione di una presunta incolumità oramai già pienamente acquisita. Non è così! La pandemia, affidata alle mutazioni capricciose di un virus tutt’altro che sconfitto, può rimanifestarsi con rapidi incrementi di casi giornalieri, questa volta allargati a tutte le fasce d’età, e con conseguenti ricoveri e decessi.

Certo è il vaccino che conferisce la giusta protezione in breve tempo. Ed è auspicabile che la piena vaccinazione di tutte le fasce di popolazione ad alto rischio di Covid venga effettuata nel più breve tempo possibile per continuare a tenere bassi ricoveri e decessi. Così come è sperabile che tutte le persone già sottoposte alla somministrazione della prima dose di vaccino, possano ricevere una seconda dose nel giusto intervallo di tempo previsto per ogni singola tipologia di vaccino.

Intanto non dismettere le mascherine, non accontentarsi di coprire solo la bocca, non esibirle come un “accessorio di moda”. Non accalcarsi, non cessare la buona norma del distanziamento, non cedere alla tentazione di immaginare che il tempo critico sia ormai passato.  In occasione, di feste, raduni, incontri allargati non sospendiamo le doverose precauzioni imposte dalla ragione, prima ancora che dai DPCM.

Nelle trattorie e nei ristoranti, riaperti ad un pubblico molto ampio di persone desiderose di socialità e convivialità, si continui ad assicurare il mantenimento di una opportuna distanza tra clienti di tavoli diversi.

Attivarsi per convincere il maggior numero possibile di persone indecise o deviate da “fonti tossiche” ad immunoproteggersi, visto che è proprio grazie alla vaccinazione che è possibile mantenere a livelli gestibili i tassi di incidenza della Covid-19.  

Come possono fare i genitori in vacanza a proteggere i figli in vacanza in sicurezza senza spaventarli?

Intanto, se si tratta di adolescenti dai 12 anni in su, garantire loro una adeguata, opportuna e tempestiva vaccino-protezione considerando che evidenze risultanti da riscontri scientifici più che attendibili documentano dati di efficacia e sicurezza dei vaccini a mRNA, rassicuranti se applicati ad una popolazione di ragazzi di età compresa tra i 12 e i 15 anni. D’altro canto, si tratta di persone nelle quali lo sviluppo del sistema immunitario nelle sue diverse componenti si è già consolidato.  Invece, nei bambini di età inferiori ai 12 anni, nell’attesa di avere riscontri scientifici più esaustivi che, relativamente ai vaccini, possano far pendere decisamente la bilancia “rischi-benefici” sul versante di questi ultimi, rimangono fortemente consigliate le norme generali di prevenzione note. Dunque, il rispetto di precauzioni igieniche basilari (lavare frequentemente e accuratamente le mani con acqua e sapone o disinfettante specifico; non portare le mani in bocca); usare, ove possibile, le mascherine (compatibilmente con l’età dei bambini); nutrirli adeguatamente e, magari, provare a responsabilizzarli sui concetti di sicurezza e salute, senza farli desistere dal desiderio di esplorare ed interagire con l’ambiente e la comunità. 

Assetati di sapere, così si affronta il futuro

Materie utili al quotidiano ed empatia: così Antongiulio Borrelli immagina la scuola di domani

Empatia e capacità leggere le inclinazioni degli alunni, ricordando che “andare a scuola è ben diverso da studiare”. Ne è convinto Antongiulio Borrelli, ingegnere meccanico oggi trentenne che da circa dieci anni si dedica all’attività di supporto didattico di studenti in difficoltà con lezioni private e doposcuola.

Che relazione ha con i suoi studenti?

Il prof troppo amico dello studente non viene preso sul serio. Però ragazzi hanno bisogno di una figura di cui fidarsi, non di un rapporto uno contro uno. Io quindi cerco di essere un tutor che li accompagna in un percorso.

Com’è noto, a causa della pandemia, la didattica a distanza ha fatto irruzione nella scuola italiana. Il metodo didattico verso quale orizzonte pensa andrà?

Mi auguro si faccia tesoro dell’esperienza integrandola con i metodi di insegnamento tradizionale, quindi lezione frontale e Dad. Sicuramente lo studente è più attento nella prima. Ha una soglia di attenzione maggiore perché vede davanti a sé una figura con una materialità e una gestualità non bidimensionali, che lo coinvolgono e a livello cognitivo e visivo catalizzano molto di più l’attenzione. Ma a volte dal vivo un insegnante può essere limitato. Se sto spiegando e scrivendo alla lavagna col gesso, non posso utilizzare altri strumenti oggi molto comodi. Io personalmente non mi limito all’uso della lavagna virtuale: faccio integrazioni, uso dei software per mostrare ai ragazzi grafici o animazioni. Il futuro pertanto dovrebbe essere un ibrido. Se l’insegnamento dal vivo, oltre ai laboratori, potesse avvalersi degli strumenti virtuali sarebbe un gran passo. Sicuramente la digitalizzazione dell’insegnamento è necessaria, non in toto, ma in parte sì.

Secondo la sua esperienza di docente che entra in gioco dopo l’orario curriculare, la scuola italiana si è dimostrata all’altezza del cambiamento in questo anno e mezzo?

Non essendo io di ruolo non mi andrebbe di puntare il dito contro il sistema scolastico o contro gli insegnanti. Mi metto invece nei panni di quest’ultimi, che magari per trenta anni hanno insegnato in presenza e poi si sono ritrovati a dover fare tutto via computer. Io stesso ho trovato difficoltà a gestire l’aula. Quando hai una classe di 7-8 persone all’interno della quale emergono problemi a livello di connessione, la lezione diventa molto difficile. Figuriamoci con un’aula di 20-30 studenti. Un professore cosa può fare? Spesso la qualità della lezione non dipende dalle capacità dell’insegnante, ma dalla qualità della tecnologia che può sfruttare.

Quali sono le materie/discipline che oggi bisognerebbe insegnare ai ragazzi, ai giovani, per far fronte al futuro?

È una domanda da un milione di dollari. Intanto, manca una corretta informazione rispetto ai tanti indirizzi di studio esistenti. Spesso si sceglie una scuola perché va di moda, è di tendenza. Io sarei per l’istituzione di una sorta di pre-liceo durante il quale acquisire conoscenza di materie che sono alla base della vita quotidiana: inglese, economia, magari educazione civica, educazione fisica, educazione nutrizionale, informatica, logica e matematica di base affrontate con estremo rigore. Successivamente, darei ai ragazzi la possibilità di scegliere un indirizzo di studi. Anche l’insegnamento dell’italiano, purtroppo, è sottovalutato: abbiamo troppi giovani analfabeti funzionali, ragazzi che non sanno nemmeno guardarsi intorno, non sanno capire un testo e riassumerlo o articolare un discorso. Come si fa a insegnare loro greco o fisica?

Il nostro Paese ha un gap storico rispetto al resto d’Europa sull’apprendimento delle materie scientifiche. Quali sono le cause?

A mio avviso il problema deriva da presupposti sbagliati nella scelta della scuola. Oggi regna un falso mito da boomer per il quale chi si iscrive al liceo è intelligente, vale qualcosa e viene osannato; chi va altrove no. Che succede però? Che magari si sceglie lo Scientifico senza avere predisposizione per la matematica o il Classico senza averla per il greco o il latino. Il risultato sono classi di odiatori seriali di determinate materie. Altra causa è l’incapacità di seguire l’inclinazione del ragazzo. Ne ho seguiti due molto portati per materie non scolastiche, calcio e recitazione. Perché negare loro di coltivare una passione o un talento? Per loro prendere il diploma, per imposizione genitoriale, è stata una fatica… Eppure avevano sete di imparare, ma qualcosa di diverso dalle materie scolastiche.

Che ha imparato dai ragazzi in questi anni?

Ho imparato empatia più che altro. Troppo spesso l’insegnamento viene concepito come un marchingegno, un meccanismo preciso dove c’è chi spiega e insegna, e chi fa i compiti. Io ho imparato ad ascoltare i miei alunni al di là dell’ambito scolastico. A volte bisogna capire cosa passa nella testa di ognuno di loro per sbloccarli. Molti considerano frequentare la scuola come una perdita di tempo. Ma andare a scuola è diverso dallo studiare ed è inutile andarci se non si riesce a stare attenti. L’importante è studiare, che è ben diverso dall’andare a scuola.

L’alimentazione del buon sonno

Carola Dubini, Biologa Nutrizionista presso il Servizio di Nutrizione Clinica e Prevenzione Cardiovascolare dell’IRCCS Policlinico San Donato e presso Smart Clinic Cantù, struttura sanitaria del Gruppo San Donato

Il sonno è un fattore essenziale del nostro stile di vita che contribuisce alla salute generale: è importante per l’elaborazione neurologica e il ripristino fisiologico e apporta benefici alla salute mentale e fisica.

Infatti, numerosi studi che valutano gli effetti sulla salute della qualità del sonno hanno dimostrato che influenza anche il benessere emotivo, la funzione cognitiva e le prestazioni diurne.

Nell’uomo, dormire poco e/o in modo disturbato altera l’attività del sistema nervoso simpatico, compromette la tolleranza al glucosio e altera i livelli ormonali.

Dormire meno di 7 ore per notte è associato ad un rischio più elevato di sviluppare malattie cardiovascolari, tra cui ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, infarto del miocardio e ictus.

Inoltre, è stata dimostrata una stretta relazione tra sonno, maggiore reattività emotiva e ridotta memoria e attenzione.

Le raccomandazioni della National Sleep Foundation (NSF) sulla durata del sonno differiscono per ogni fase della vita, purtroppo la discrepanza tra la durata del sonno effettiva e quella raccomandata inizia presto: diminuisce drasticamente già dall’infanzia all’adolescenza, a causa dei cambiamenti dello sviluppo e dell’ora in cui si va a letto, per poi proseguire con l’età adulta.

Diversi fattori dello stile di vita influiscono negativamente sul sonno perché interferiscono con il ritmo circadiano (dal latino “circa”, che significa “intorno”, e “dies”, che significa “giorno”: intorno al giorno) che oscilla in cicli di 24 ore e che orchestra i normali cicli fisiologici che avvengono ogni giorno. Il ritmo circadiano è controllato sia dai componenti genetici interni dell’orologio biologico sia da fattori esterni, compresi quelli dell’alimentazione e dell’ambiente.

Un’alimentazione equilibrata è fondamentale per predisporre e facilitare l’innesco ed il mantenimento del sonno ed è una componente da tenere in considerazione nella cura dell’insonnia. Innanzitutto, è necessario evitare pasti troppo abbondanti la sera cercando di ripartire in modo equilibrato le calorie durante tutto l’arco della giornata tra colazione, pranzo e spuntini e di consumare un pasto leggero a cena. Inoltre, è consigliabile non consumare alimenti difficili da digerire, come i cibi ricchi in grassi o che contengano glutammato monosodico, ma prediligere alimenti ricchi di calcio, magnesio e vitamine che favoriscono il rilassamento dell’organismo. È importante evitare il consumo di cibi fritti e prediligere metodi di cottura semplici come al vapore, ai ferri, alla griglia per una migliore e più facile digestione. Anche consumare alimenti che contengono triptofano può aiutare a conciliare un buon sonno perché tale aminoacido favorisce la produzione di melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-veglia. Le bevande che contengono sostante nervine eccitanti, come il caffè, il tè, il ginseng e le bevande zuccherate, non andrebbero consumate dopo le 14.00.


In particolare, in una cena equilibrata che favorisca il sonno non dovrebbero mai mancare:

  • Carboidrati complessi come pasta, riso, pane e riso, meglio se integrali, la carenza di
    carboidrati può indurre la veglia e il desiderio di cibo nel pieno della notte;
  • Proteine di alta qualità, prediligendo il consumo di pesce e di legumi (almeno 3 volte
    alla settimana);
  • Verdura di stagione (meglio se consumata a crudo o cotta al vapore il meno
    possibile), in particolare a foglia verde perché ricca di sali minerali come potassio,
    magnesio calcio e selenio ad esempio lattuga, spinaci e cavoli;
  • Frutta fresca oppure frutta secca, ricca di triptofano (come mandorle, noci o
    nocciole).

Oltre ad un’alimentazione sana ed equilibrata esistono piccoli accorgimenti da poter
mettere in campo per contrastare l’insonnia:

  • Nelle ore serali evitare attività fisicamente impegnative, come fare sport, leggere un
    libro impegnativo, studiare o lavorare perché tenere la mente troppa attiva
    impedisce la fase di rilassamento pre-sonno;
  • Evitare l’utilizzo di smartphone, tablet e pc perché la luce emessa può inibire il
    rilascio di melatonina e, quindi, rendere difficile l’addormentamento;
  • Eliminare caffè e fumo, sostanze eccitanti che vanno limitate il più possibile;
  • Cercare di coricarsi sempre alla stessa ora.

Bibliografia

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Review of Time-Restricted Eating’s Effects on Human Health. Nutrients. 2020;12(12):3770. Published 2020
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Binks H, E Vincent G, Gupta C, Irwin C, Khalesi S. Effects of Diet on Sleep: A Narrative Review. Nutrients.
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Dibner C., Schibler U., Albrecht U. The mammalian circadian timing system: organization and coordination
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Edifici e agorà: ecco la città virtuale di Feed the Future

Vivere l’edizione 2021 di Time4child sarà ancora più intuitivo grazie alla Lobby, l’ambiente che apre le porte della piattaforma online pensato come una città. Sarà un percorso di crescita per orientare le scelte di vita. Un’esperienza nell’esperienza

Uno spazio a forma di città, la Lobby, sarà l’ambiente che introdurrà studenti e studentesse, genitori e insegnanti a “Feed The Future”, l’evento Time4child in programma dall’11 al 15 novembre 2021.

Muoversi all’interno della piattaforma online, pensata come percorso di crescita e consapevolezza attraverso storie e saperi che possono orientare scelte di vita, studio e lavoro in maniera significativa, sarà un’esperienza nell’esperienza.

All’interno della Lobby l’utente troverà un’anteprima di ciò che accadrà nelle diverse stanze dell’edizione 2021, rappresentate da edifici e piazze. Basterà cliccare sui diversi elementi grafici che costituiscono la città per svelare i contenuti del programma e curiosare.

Partendo da sinistra si incontrerà un’area espositiva, contenente gli stand dei vari sponsor e partner del progetto.

Nell’auditorium sarà possibile assistere a tutti gli eventi live di “Feed The Future”.

Accanto ad esso, sorgerà l’edificio più grande della città: il laboratorio di Crea Agroalimentare, il più grande ente di ricerca nel settore agroalimentare in Italia e la sua sede virtuale non può non essere un palazzo di dimensioni imponenti, in un’edizione che ha scelto di focalizzarsi sul binomio cibo/nutrimento.

L’area on demand sarà l’ambiente che consentirà agli utenti di personalizzare la propria esperienza recuperando o rivedendo quei contenuti di cui non hanno potuto fruire live.

Nella casa T4C, invece, alloggeranno per tutta la durata dell’evento le mascotte di “Feed The Future”. Novità di questa edizione, ognuna di esse si farà portatrice di valori, insegnamenti e messaggi veicolati attraverso attività di gamification, fornendo così contenuti informativi e ludici allo stesso tempo.

Inoltre, tutta l’assistenza tecnica circa il corretto funzionamento della piattaforma sarà fornita dall’help desk, altro spazio cittadino.

Al centro della polis, come in ogni disegno urbanistico che si rispetti, troveremo, infine, l’agorà dei diritti. Sarà questo l’ambiente dedicato al nuovo pillar del 2021: i diritti degli individui e delle comunità come prerequisito del futuro. Nella piazza virtuale sarà possibile ascoltare testimonianze e punti di vista di volti noti, persone comuni ed esperti del settore. Ogni video scaturirà dalla riflessione attorno a una parola chiave. E l’agorà conterrà pure una sezione consultabile e scaricabile contenente il vocabolario dei diritti.

Non vedi l’ora di visitare la Lobby? Continua a seguirci e proponici la tua esperienza come partner, sponsor o testimonial.

Puoi far parte anche tu di questo viaggio, scrivendo a info@time4child.com oppure chiamando il numero verde 800178717.

Dall’11 al 15 novembre nutriamo insieme la società!